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Diario di un’avventura di due Zermatter in compagnia di “Wallismatti"

Daniela Valsesia

Nei 14.000 visitatori (mal contati, soprattutto nei picchi di affluenza ininterrotta di luglio e agosto) che si sono affacciati all'Ufficio d'Informazione e Accoglienza turistica di Macugnaga c'è un comune denominatore che riempie il cuore (e le nostre montagne): la curiosità. 
Tolto il bisogno di ricevere una qualsivoglia informazione, accanto al fascino dell’ignoto che ci riserva l’andar per nuove mete, ecco manifestarsi  lo stupore positivo di trovarsi in un luogo, sulle Alpi, in cui esotico e familiare giocano a rincorrersi, strizzando l’occhio ai vacanzieri impegnati a districarsi con la potenza attrattiva della natura, che qui regna sovrana.

Il 5 settembre scorso, René Biner, il figlio Jan di 16 anni con la mascotte “Wallismatti” (Wallis/Vallese e Matti/Zermatter/zermattese) dopo aver cambiato le pastiglie dei freni, controllato le viti, montato le borse laterali, verificato che le e-bike fossero cariche e preparato 9 Salamisandwiches sono montati in sella a Untere Riffelalp, per percorrere la prima tappa del Tour del Monterosa-Cervino in e-bike!

wallismatti 

A Untere Riffelalp, 2111 m, sopra Zermatt – dove il Matterhorn “ti entra in casa” - René gestisce il suo ristorante Chämi-Hitta e ci abita (l’unico zermattese ad abitare su, in montagna, tutto l’anno, ci tiene a precisare).
Uno spirito di avventura genuino alimentato da dosi massicce di curiosità per le montagne, le persone, i luoghi,  la storia e le tradizioni delle comunità Walser intorno al Monte Rosa. 
René scrive: “A monte di alcune valli del Piemonte e della Valle d’ Aosta, vivono persone che parlano ancora il tedesco vallesano come noi. Perché? Si tratta di quella parte del popolo Walser emigrato dall'Alto Vallese nel XIII secolo. Volevamo visitarli e parlare con loro ed è quello che abbiamo fatto.”
A Macugnaga hanno trascorso due giorni in cui hanno visitato i musei, parlato in Titsch, spedito a casa 4,8 kg di libri e brochure (dopo averli trasportati via Turlo), ma soprattutto hanno stretto amicizie. 
Nel leggere il loro diario di fine giornate, correlato da immagini, con punti di vista reali a cui manca, per ora, quello surreale di “Wallismatti”, si entra nel vivo delle montagne.
Jan scrive:“L'intero tour [percorso in 7 tappe N.d.R] è di circa 170 km. Tra deviazioni, visite turistiche, ecc. abbiamo percorso circa 240 km. Ne abbiamo percorso gran parte in fila indiana e, in sella, si è potuto percorrerne quasi la metà. Il tour è stato bello, interessante ed educativo, ma a volte servivano anche nervi e forza. La cosa più importante è non perdere mai la calma ed essere pazienti. Ci sono state giornate facili come al passo Bettaforca e ci sono state anche giornate difficili come sul sentiero di montagna da Saas Fee a Grächen o al Passo del Turlo. (…) Il giro è più facile da fare a piedi che in bicicletta. Se prendi una bicicletta, puoi caricare le cose più pesanti sulla bici e rilassarti dove è pianeggiante. Ma dove è difficile e devi portare la bicicletta, ovviamente è più difficile che a piedi. In realtà potrebbe non avere importanza; entrambe le opzioni hanno i loro vantaggi e svantaggi. È stato bello, grazie papà!“

Leggi nella nostra sezione Sport il Diario E-Bike di René e Jan 

© Foto dell'articolo Renè Biner

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