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Il rifugio Alpe Colma cerca un nuovo gestore

Marco Sonzogni

Il rifugio, situato a 1500 m di quota nel comune di Calasca Castiglione, è dedicato a Don Giuseppe Rossi il parroco-martire di Castiglione Ossola la cui cerimonia di beatificazione si terrà a Novara il prossimo 26 maggio, e a due partigiani della lotta di liberazione: Aldo Saglio Salti e Sergio Jonghi assassinati dalla brigate nere fasciste. E’ stato inaugurato il 17 luglio 2005 e, da allora gestito dalla storica coppia Olindo Piana e Patrizia Gurgone che l’hanno mantenuto fino allo scorso anno.

La struttura dipende dall’Unione montana delle valli dell’Ossola e dispone di 12 posti letto divisi in due camere con acqua calda e doccia. La saletta da pranzo può ospitare circa trenta persone .Il rifugio alpino è posto sul sentiero della G.T.A che, in questo tratto, mette in comunicazione la valle Antrona con la val Sesia attraverso l’anzaschina valle Segnara.

La costruzione del rifugio all’Alpe Colma è inserita in un progetto di turismo sostenibile per due valli contigua: l’Anzasca e l’Antrona. Nei primi anni 2000 le Comunità Monte Rosa e Valle Antrona acquistano i fabbricati sui quali verrà costruita la struttura. Il Piano Regolatore del comune di Calasca Castiglione ne consente  la realizzazione. Il costo totale dell’opera è previsto in 450 milioni di Lire suddivisi fra: Comunità Montana Monte Rosa, Comunità Montana Valle Antrona, Consorzi locali e sezioni CAI (Macugnaga, Piedimulera,Villadossola). Viene costruito in pochi mesi nella torrida estate del 2003.

La cresta erbosa della Colma si propaga, per alcuni chilometri in leggera salita,  dal Pizzo Castello a est (1607 m)  alla Croce del Cavallo a ovest (1904 m). 
Questi due punti molto panoramici delimitano il confine con la valle Antrona. La Croce del Cavallo e il Pizzo Castello costituiscono bellissimi itinerari facilitati dalla presenza del rifugio.
Il sottostante alpeggio di Drocala che si raggiunge in 45 minuti, era la frazione più antica e popolosa del territorio fino alla metà del 1400.
Nel 1490 nasceva il centro parrocchiale di Castiglione Ossola. Da allora Drocala si trasformò da insediamento permanente a stazione di transito dedicato al pascolo del bestiame. Si ipotizza fosse un villaggio preistorico di pastori scelto proprio per la sua posizione elevata e ricca di selvaggina ( il toponimo deriva dal greco antico Dorkas che significa capriolo). 

Sono presenti su alcuni massi sparsi, delle coppelle che testimoniano attività sacrificali in onore di divinità supreme.
La leggenda vuole che un prato recintato con muri a secco sia stato un tempo, prima dell’anno mille, il cimitero dei pagani, E’ visibile ai margini delle case a nord. Drocala era organizzata come comune già dal 1200   e rappresentava una delle sei degagne della valle. La valle Antrona di cui l’alpeggio della Colma ne costituisce la dorsale comune con la valle Anzasca, non ha sempre avuto rapporti pacifici con la comunità di Castiglione. Gli scontri per lo sfruttamento del territorio specialmente con il paese di Viganella  si protraevano forse da millenni.
Bisogna notare che le due valli appartenevano a due partiti ostili, i Ferrari(Anzasca) e gli Spelorci (Antrona) che fomentavano le liti. I pascoli di questo alpeggio, aspramente contesi tra il paese di Drocala e la Valle Antrona, continuarono nei secoli e culminarono con l’incendio del paese mentre gli abitanti erano radunati a messa nella  chiesa di Pieve Vergonte.
Si conclusero definitivamente il 15 settembre 1927 con l’intervento del commissario degli usi civici del Piemonte e della Liguria Cav.Uff. Clerici.
Il funzionario decise come confine il displuvio tranne in alcuni tratti, assegnò il bosco sottostante a Viganella con l’obbligo di dividere il primo taglio insieme a Castiglione.

In quegli anni gli alpigiani richiedenti l’uso del pascolo della Colma erano sette; tra cui quattro antronesi di Seppiana e Viganella, altri di Castiglione, Pallanzeno e Cimamulera. Complessivamente inalpavano  circa 80 bovine e un centinaio di capre. Il periodo di maggior sviluppo di questo alpeggio, composto da numerosi nuclei di case, si colloca negli anni antecedenti la seconda guerra mondiale  incrementando anche la costruzione di nuove stalle. In quel periodo i caricatori passarono da sette a tredici con una netta prevalenza di anzaschini, raddoppiando i numero di bovine inalpate (165 ) e triplicando il numero delle capre (300).
Anni prosperosi, pur nella sobrietà della vita di allora, ma l’orologio della storia segnava oramai l’epilogo di quella vita alpestre. Per contrastare questo lento declino che si avvertiva di anno in anno nel 1974 si costruiva l’acquedotto consortile che poteva sopperire alla cronica mancanza d’acqua supportata fino ad allora dall’utilizzo delle cisterne che raccoglievano acqua piovana e dal minuscolo laghetto.

All’inizio degli anni settanta rimanevano in due a presidiare l’alpeggio; Caterina Bettineschi e Egidio Narciso. Caterina inalpava con dieci  mucche, cinquanta capre e alcuni maiali, l’ultima volta nel 1975.Egidio aspettò ancora dieci anni e poi scese verso la Cresta di Castiglione con la sua mandria di dieci mucche e il gregge di ottanta capre. Vent’anni più tardi le comunità di Valle Anzasca e Valle Antrona costruivano insieme il rifugio alpino   ricordando che: “questo rifugio è l’omaggio più autentico a coloro che su questo alpeggio hanno speso anni della loro vita lottando per avere qualche metro di pascolo in più.  
Oggi, le comunità unite, realizzano strutture per favorire il turismo”.Si può prospettare, a distanza di diciannove anni dall’apertura del rifugio gestito da giugno a settembre, un futuro non più legato all’alpeggio tradizionale ma proteso verso un orizzonte turistico transfrontaliero che coinvolga anche le realtà agricole e di allevamento presenti nella zona.

Chiunque abbia interesse alla gestione  può richiedere informazioni all’Ufficio Tecnico dell’Unione Montana Valli dell’Ossola.
Telefono: 0324/226611
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Orari di apertura:

  • Lunedì e Venerdì dalle ore 8.00 alle 12.30
  • Martedì e Giovedì dalle ore 8.00 alle 17.30
  • Mercoledì dalle ore 8.00 alle 16.30

Alcuni approfondimenti sulla struttura

Il Rosa, il giornale di Macugnaga e della Valle Anzasca

Alcune caratteristiche fanno de “Il Rosa” un caso unico sulle Alpi. Il giornale non viene venduto, ma inviato ad “abbonati” che hanno versato liberamente una quota di contributo oppure solamente hanno segnalato l’indirizzo. Da oltre cinquant'anni è forse il primo caso di free press sulle Alpi. E’ un giornale indipendente, non frutto di un’iniziativa imprenditoriale, né istituzionale.


Il Rosa - Giornale di Macugnaga e della Valle Anzasca
Fondato nel 1962 da Carlo Ravasio

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