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Il lupo è tornato in Anzasca, ha ucciso due pecore ad Anzino

Walter Bettoni

Foto Luigi Di Battista

In Valle Anzasca l’ultima presenza certa del lupo era stata segnalata sui contrafforti della Val Bianca, era l’estate del 2003.

Marco Sonzogni scriveva sulle colonne de IL ROSA: “Natale Chiarinotti tiene tra le mani un sacchetto con le marche auricolari dei suoi quindici animali perduti. Allarga le braccia e comincia a raccontare. «Io e mio nipote Claudio, nella zona del Passo del Mottone, abbiamo trovato alcune carcasse di pecora sbranate. Altri corpi putrefacevano sulle coste dell’omonimo pizzo o giacevano sfracellati nei dirupi del versante antronese. Non abbiamo mai visto o sentito nulla, ma ogni settimana, con una sinistra cadenza, il lupo tornava a colpire. Sulla vetta del Pizzo Cinquegna (2275 m) abbiamo trovato dieci corpi ammucchiati in un anfratto. Una sera, dopo aver tosato le pecore, le abbiamo lasciate libere e loro sono salite verso i 2558 metri del Passo di Val Verta, ma il giorno seguente abbiamo trovato nove animali sgozzati, altri mal ridotti e che tribolavano a morire, altre avevano i garretti e i glutei asportati, ma la maggior parte era saltata nel vuoto dove pensava di sfuggire alla morte». Tra le sue carte Natale sfila un foglietto a quadretti e legge: «Quarantanove pecore e tre capre morte e altre quattro …disperse». Un bollettino di guerra ma Natale mostra pacatezza e nei confronti del lupo non sembra nutrire rancore. Si presume che il lupo sia arrivato dalla vicina Svizzera”.

E adesso l’episodio di Anzino, febbraio 2019: nei pressi dell’abitato, poco lontano dalle cappelle della famosa Via Crucis, lungo la “Via di S. Antonio” si incontra la località Mulinett ad Baulina, qui Angelo Titoli teneva due pecore ed un’asinella sarda in libertà.
Le accudiva portando loro il foraggio e le andava regolarmente a controllare. Ma lo scorso fine settimana l’asinella Zara era presente ma non le due pecore. Pensano che le bestie fossero scese a bere nel sottostante rio Olocchia il proprietario è tornato a casa, ma il giorno dopo, notata la continua mancanza degli animali, ha iniziato a cercarli trovandone subito uno orribilmente dilaniato e poco distante, della seconda pecora, restavano solo i resti. Sul posto è intervenuta la Polizia provinciale e anche il tecnico faunistico che monitora la presenza del lupo sul territorio.
Si è subito avuta la conferma che l’uccisione delle pecore è stata opera del lupo. Dopo varie segnalazioni non confermate, è arrivata la certezza: il lupo è tornato in Valle Anzasca!

È trascorso poco più di un secolo dall’uccisione dell’ultimo esemplare di lupo sui monti soprastanti l’abitato di Pieve Vergonte.
Sempre dalle colonne de IL ROSA leggiamo il racconto di Attilio De Matteis: “La storia di Giovanni Borghini, “ul Giuanin dul luv”, autore dell’uccisione dell’ultimo lupo sulle nostre montagne. All’epoca fece molto scalpore, al punto di essere pubblicata sulla prima pagina de “La Domenica del Corriere” del 30 gennaio 1927, illustrata da una tavola a colori vivissimi del pittore A. Beltrame con la didascalia: “Un cattivo incontro in montagna. Un pastore, certo Borghini, giunto alla porta di una baita, tra le valli Anzasca e d’Ossola, scorgeva un lupo, che subito gli si avventava addosso, addentandogli il petto e lacerandogli gli abiti. Dopo una drammatica lotta, il pastore riusciva a saltare sopra un muricciolo e a uccidere il lupo con una fucilata a bruciapelo”.

Copertina Domenica del Corriere, 30 gennaio 1927

Lupo, ricostruzione dell'attacco a Giovanni Borghini

L’episodio avvenne all’alpe Mazzuccherro (“Mazucher”) sopra Pieve Vergonte il 14 gennaio 1927 alle ore 9, come ebbe modo di raccontarmi tanti anni fa la Margherita, vedova del Borghini.
Il lupo fu portato al piano in una civera (gerlo ndr) e un volenteroso fotografo ricostruì ingenuamente la scena, mettendo la carcassa in posizione “d’attacco”, con il Giuanin sopra un muretto con il fucile piantato. L’animale fu imbalsamato dal signor Tapella ed esposto nell’osteria da lui gestita in via Roma”.

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