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Un povero diavolo tra le montagne

Paolo Crosa Lenz

Per gli uomini di montagna, il diavolo è una presenza viva e costante nella quotidianità del lavoro nei campi o in alpeggio. La mentalità dell’homo alpinus è estremamente semplificata: alle forze diaboliche (il male) si contrappongono le forze benefiche (il rito e la preghiera, Dio e i santi). Diciamo subito che sulle Alpi il diavolo è un po’ un “povero diavolo”.

Nelle fiabe e nelle leggende popolari non riesce a concludere un gran che; sia che voglia distruggere un paese con un masso gigantesco o conquistare un’anima, alla fine rimane sempre fregato. E’ diffuso e significativo il motivo del diavolo che aiuta il montanaro chiedendo in cambio l’anima del primo che incontra, ma ul Scior Ciapin incontra una pecora o una capra. 

Questa inconcludenza ingenua del diavolo ossolano è bene espressa nei versi di Torototela (Ul Sass dul Diavul) dove, in un alpeggio sopra Crodo, pone inutilmente l’assedio ad un peccatore pentito che si è rinchiuso in una baita. “Com tuta la so pressa ul Scior Ciapin / us trova sarà fora e lui furiós / u tenta da passò pal finestrin, / ma u vegh che la feràa la fa la Cròs; / u va sul tecc per infilà 'l camin / ma ugh toca tornà indrè pussè rabiós; / ul pecatór pentì, per so disdeta, / u brusava una rama benedeta!”. (Con tutta la sua fretta il diavolo / si trova chiuso fuori e furioso / tenta di passare per il finestrino, / ma vede che l’inferriata fa la Croce; / va sul tetto per infilare il camino / ma deve tornare indietro arrabbiato; / il peccatore pentito, per sua disdetta, / bruciava un ramo benedetto.)  Compaiono in questa poesia i “riti di difesa” dagli attacchi del maligno che in Ossola sono sostanzialmente quattro: l’acqua benedetta, il sale e le croci di cera, i fiori di S. Giovanni. 

Nel libro “Leggende delle Alpi” (Grossi, Domodossola, 2011) ho pubblicato diciassette leggende sul diavolo, significative di un patrimonio molto più corposo. Oggi, mi dicono, vanno di moda gli esorcisti e il “ritorno” del diavolo su cui vengono prodotti saggi e docufilm proiettati in sale cinematografiche. Provo simpatia e comprensione per i poveri diavoli alpini delle mie leggende, condannati sempre alla sconfitta e incapaci di fare del male.
Diverso è per i “diavoli moderni”, spesso in giacca e cravatta e annidati dietro scrivanie potenti. Condannano poveri e derelitti ad un inferno sulla Terra, ignari che possa esistere un bene oltre il male. 


“Il ballo del diavolo” e “Il diavolo e la strega” sono disegni di Pietro Crosa Lenz tratti da Paolo Crosa Lenz “Leggende delle Alpi”  - Grossi edizioni 2012)

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