Enrico Sannicandro: gli anni nel Nucleo Mobile e l'amore per la Valle Anzasca
In questi mesi pubblicheremo una serie di articoli per raccontarvi chi sono i protagonisti del documentario, “Il contrabbando non è peccato".
A Domodossola incontriamo l’Appuntato in pensione Enrico Sannicandro insieme a sua moglie.
“Ho deciso di raccontare la mia esperienza e quegli anni, perché sono cose che poi andranno perse, se qualcuno non raccoglie le testimonianze. Mi piace molto che il documentario ponga l’attenzione all’aspetto del mutuo soccorso tra contrabbandieri e finanzieri nel momento del bisogno, anche se il rapporto era caratterizzato da rivalità.
Io ero impegnato nel Nucleo Mobile e ho vissuto gli ultimi anni del “contrabbando di montagna” (1970, 1971,1972). Con molti ex-spalloni esisteva un rapporto di rispetto e di amicizia.
Le ultime bricolle le abbiamo raccolte in Val Vigezzo nel comune di Toceno grazie a una soffiata, ed appartenevano a gente di Masera. In quell’occasione insieme a me era presente anche il finanziere Santi.
Il Nucleo Mobile, il quale operava su strada, era l’anticontrabbando per eccellenza. Intervenivamo quando le macchine venivano caricate di sigarette e poi si dirigevano verso le grandi città.
A noi spettava il compito di contrastare questo tipo di contrabbando. Per diventare un “alfista”, occorreva fare un corso apposta ed un addestramento specifico della durata di tre mesi con gli istruttori dell’Alfa Romeo, a Vallelunga o vicino a Milano. Era un corso ben strutturato, ma oggi non esiste più.
30.01.1971 Antonio Tinaburri, Luigi Montanari, Steno Cimignolo, Enrico Sannicandro
Parecchi autisti erano molto abili. Mi ricordo ad esempio di De Stefani, che oltre ad essere un bravo autista era anche un ottimo meccanico.
Non eravamo solo soprannominati quelli della volante, venivamo chiamati anche quelli della “Banda chiodata”, cioè la banda che si tirava per bucare le gomme delle vetture. Tanti sono stati gli inseguimenti. L’inseguimento solitamente partiva su strada, dopo aver imboscato la macchina da qualche parte, posizionavamo una sentinella a monte che ci informava dell’arrivo del contrabbandiere. Nel caso non si fosse fermato, a valle un finanziere tirava la “banda chiodata” per bucare le gomme. Durante queste operazioni, comunicavamo con le radio, che dovevano essere tenute al caldo sotto la giacca, per non esaurire la batteria. Una Finanza eroica. Una sera, un noto contrabbandiere di Piedimulera alle 2.00 di notte ha sfrecciato davanti al posto di blocco. Immediatamente abbiamo pensato fosse carico, ma arrivati a Ornavasso abbiamo scoperto che non aveva nulla. Era solo per fare una corsa. Succedeva anche questo.
La nostra circoscrizione, quando hanno chiuso Piedimulera, finiva ad Ornavasso, poi era competenza di Verbania. Durante gli ultimi anni, prima della pensione, ho fatto parte della “squadra cacciavite”, la quale lavorava sui treni. Eseguivamo controlli doganali, smontavamo i vari anfratti per trovare valuta, stupefacenti, armi e persone ed eravamo coadiuvati anche dall’unità cinofila anti droga.
In tutti questi anni ho sempre frequentato la Valle Anzasca e la reputo la mia valle. Ho sempre avuto baite, ad esempio a Calasca, a Barzona, ad Antrogna. Ho diversi amici, alcuni dei quali viaggiavano. Diversi sono gli aneddoti che mi hanno raccontato”.
Il cinofilo Adriano Donati insieme al cane Nabes e l'Appuntato Enrico Sannicandro