Don Giuseppe Rossi verso la beatificazione
Nella mattina di giovedì 14 dicembre la sala stampa vaticana ha emesso un breve comunicato: il Papa aveva ricevuto il cardinale della Congregazione per le Cause dei Santi e aveva riconosciuto il martirio di don Giuseppe Rossi e dato l’autorizzazione alla sua beatificazione. Una notizia breve, ma una gioia grande e un onore per Castiglione, la Valle Anzasca e tutta l’Ossola, il “pretino” ucciso nel 1945 è degno di essere chiamato santo!
Con insistenza e lungimiranza don Severino Cantonetti, che era subentrato come parroco di Castiglione pochi mesi dopo la tragica uccisione di don Giuseppe, ha promosso il processo di riconoscimento della santità di quel giovane sacerdote, salito con tanto entusiasmo da Varallo Pombia per essere parroco in un paese di montagna. Un uomo mite, ma profondamente convinto del suo ministero, e capace di viverlo con coraggio e dedizione nei sette anni passati a Castiglione.
L’iter ufficiale era cominciato nel 2002, con la raccolta degli scritti, delle testimonianze, e la ricostruzione storica precisa e minuziosa di quanto avvenuto. Le circostanze di guerra, così come l’inserimento della vicenda nella travagliata resistenza partigiana hanno richiesto un esame attento dell’uccisione del giovane sacerdote. Il lavoro approfondito della postulatrice Francesca Consolini, del referente diocesano Marco Canali, con la collaborazione di molte altre persone, hanno fatto emergere che non si trattò di uno dei tanti episodi di eroismo partigiano, o di uno dei tanti crimini di guerra, ma di un vero martirio, in odio verso la fede e il sacerdozio cattolico, e espressione dello zelo e dello spirito di sacrificio di un parroco nei confronti della sua gente.
Il sostegno dei vescovi Renato Corti prima, e Franco Giulio Brambilla poi, hanno permesso alla causa di proseguire il suo cammino, nonostante le difficoltà e i tempi molto lunghi. Nel 2006 le carte furono consegnate a Roma, per la fase romana del processo, e iniziarono i primi problemi: sembrava difficile stabilire che l’uccisione del sacerdote fosse stato un vero martirio. Il vescovo volle però un processo ulteriore, che provò la grandezza delle virtù di don Giuseppe. I documenti aggiuntivi, frutto di quel lavoro, furono presentati a Roma nel 2011. Tra 2013 e 2018 però si volle tornare sul riconoscimento del martirio, che i nuovi studi avevano messo in maggiore evidenza. Si è arrivati così agli ultimi passi, in cui prima un consiglio di esperti storici, poi uno di teologi, infine un gruppo di cardinali, ha esaminato la vicenda di don Rossi e ne ha riconosciuto il martirio e la santità. Il lavoro, doppio, ha messo in luce che per don Giuseppe il martirio fu l’esito di una vita santa, e quindi ne accresce la forza di testimonianza per i sacerdoti e per i fedeli.
Ora la Diocesi di Novara provvederà a organizzare la beatificazione, che avverrà nei prossimi mesi in modalità che verranno definite via via dal Vescovo, coadiuvato da una commissione, e dal Vaticano. Certamente oltre al rito di beatificazione, ci saranno varie iniziative per conoscere e valorizzare questa straordinaria figura, che nella sua mitezza e umiltà è uno degli anzaschini e ossolani più grandi che questa terra abbia avuto.