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Capolavoro a Vanzone

Marco Sonzogni

Non sempre servono grandi cose per riportare alla luce fatti che hanno attraversato la storia delle nostre valli.  A volte il caso ci aiuta a rivedere il passato in maniera inconsueta. Un manifesto della Pro Loco di Vanzone con San Carlo presieduta allora da Bruno  De Gaudenzi con i collaboratori Alfredo Barbieri, Donato Fantonetti, Mario Gioia, Giorgio Longa, Gian Franco Oberoffer e Davide Bossone, ci dà l’occasione per poterlo fare.

Era il febbraio del 1967 e il manifesto annunciava una gara “Gigante di Scala Quaranta” che si sarebbe svolta dall’11 al 26  febbraio a Vanzone capoluogo.
Il 26 febbraio iniziava anche la 17° edizione del Festival di Sanremo  presentato da Mike Bongiorno e vinto da Claudio Villa con la canzone “Non pensare a me”. Gli anzaschini lo potevano seguire solo alla radio, perché la ricezione di Rai 2 non era possibile. Anzi, ancora sette anni dopo, per questa ragione, i sindaci della valle, che di loro iniziativa avevano permesso l’installazione di ripetitori non autorizzati per sopperire alla deficienza di impianti e per garantire agli abitanti dei Comuni di montagna, che pagano il canone come tutti gli altri cittadini, un trattamento equo , vennero denunciati alle autorità, scriveva La Stampa del 29 giugno 1974.

In Europa, l’Italia di quegli anni era il fanalino di coda in ogni settore e nonostante l’evoluzione tecnologica e sociale facesse passi da gigante anche da noi, (i consumi rispetto agli anni 50 erano raddoppiati),  il divario che ci separava dai più grandi paesi europei  rimaneva considerevole. Nelle nostre valli marginali rispetto ai grandi centri urbani questi problemi erano accentuati anche per l’isolamento che le persone vivevano, per le precarie condizioni igienico sanitarie e l’instabilità delle occupazioni lavorative. L’analfabetismo intaccava ancora profondamente la vita degli italiani che, in questo frangente, erano superati solo dalla Spagna al 12%. Molti paesi  non avevano risolto il problema dell’acqua potabile e il servizio elettrico balbettava; a Domodossola c’era un telefono ogni otto abitanti.  Il quotidiano cattolico “Il Popolo dell’Ossola” del 24/3/1967 riportava: “la guerra è finita da ventidue anni ma la strada di Bognanco presenta evidenti segni del passaggio di carri armati, auto blindate e mezzi cingolati”.

La locandina che ho trovato esposta nella sede che condividiamo con la Pro Loco di Vanzone, sembra fare a pezzi questo contesto, al contrario potrebbe fare da sfondo al brano di Carosone del 1956 “Tu vuoi far l’americano”, perché propone ai primi cinque classificati nella gara di Scala quaranta ben cinque automobili: una Ford Taunus M12, una Fiat 1100R, una 850, una Autobianchi Bianchina e una popolarissima 500. Il valore complessivo di questi premi ammontava a tre milioni e seicentottantamila lire! Lo stipendio medio di un operaio di quegli anni superava di poco le ottantamila lire e solo il 20% della popolazione possedeva un’ automobile. In Piemonte circolavano  210.000 vetture , in Italia un 1.644.000.

La Ford Taunus 12 M prodotta in Germania dal 1939 al 1982, deve il suo nome alla catena montuosa della Germania centrale e la sigla che contraddistingue il modello in palio a Vanzone significa Meisterwerk ossia capolavoro. La 1100 R (rinnovata) prodotta dallo stabilimento torinese di Mirafiori e rimasta in produzione solo quattro anni (1966-1969) anticipava luscita della moderna 124. 
Due milioni di esemplari prodotti dal 1964 al 1971 per la Fiat 850, mentre una  grande osservazione accompagnava la Bianchina considerata la più bella fra le piccole automobili del mondo”. Con il motore della 500 raggiungeva gli 85 km allora. La popolarissima 500 è stata prodotta dal 1957 al 1975, ma affonda le radici negli anni 40 e, rinnovata, circola ancora sulle nostre strade.  Ora il parco auto nazionale supera i 40 milioni di esemplari su una popolazione di 59.000.000 di persone. Il cartello che fa bella mostra di sé nella parete di legno della sede ci ha permesso di spolverare un frammento del nostro passato sorridendo e forse rimpiangendo quei tempi.

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