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Costantino Pala, uomo di montagna

Elena Giannarelli
Custode del rifugio Marinelli, capo del Soccorso Alpino e Bergführer

“La parete è favolosa. Il Marinelli è un nido d’aquila. Il Canalone fa spavento. A un tratto è arrivato, con una bombola sulle spalle, un uomo non alto, fortissimo, che sembrava non aver fatto fatica. Ha messo tutto a posto nel bivacco: mentre lavorava, ha parlato con noi. Era espertissimo della parete. Ha borbottato qualche cosa in dialetto che non abbiamo capito, poi è ripartito”.

Così era scritto in una cartolina postale dell’agosto 1966, spedita alla Sezione del Cai di Firenze da tre giovani alpinisti che avevano salito la Grober e che, una volta scesi, avevano voluto provare il brivido di dormire in quota, facendo le prove per una salita alla Dufour mai realizzata. Credo di non sbagliare riconoscendo nella figura da loro descritta Costantino Pala, a cui il Cai di Milano aveva affidato la cura della struttura.
Trenta anni dopo, quando nel 1996 sono arrivata a Macugnaga, ho conosciuto Costantino grazie a Oriana, sua figlia e mia carissima amica, per cui sono riuscita a parlare con lui tante volte, a farmi raccontare le sue interessanti esperienze, comprese quelle in Tanganica negli anni 1955-1958, dalle quali aveva ricavato anche la conoscenza dello swahili: per lui “akuna matata” era espressione di tutti i giorni, molto prima dell’uscita del “Re Leone” della Disney.
Testimone di un’epoca molto diversa dell’alpinismo, aveva frequentato la Scuola Militare Alpina di Aosta e a distanza di tanti anni andava ancora fiero di quanto il maggiore Ugo Corrado aveva scritto di lui il 24/9/1951: “Con l’alpino Pala Costantino, effettivo del Btg. Alpini “Aosta”, ho effettuato, durante le escursioni estive del Battaglione, le seguenti salite: Croz di S. Giuliana (Gruppo Catinaccio); Torre di Alleghe (Gruppo Civetta) e Torre Valgrande (Gruppo Civetta).
Ho potuto constatare le notevoli capacità tecniche, le ottime doti fisiche, nonché quelle di carattere dell’alpino Pala. Calmo, sicuro, forte e generoso. È appassionato, coscienzioso ed ha dimostrato di possedere uno spiccato senso della responsabilità”. Costantino, dopo il servizio militare, effettuato negli anni 1950-1951 alla Caserma Testa Fochi di Aosta, fu nominato guida l’11 agosto 1951.
Era portatore dal 5 luglio 1949 ed è il suo libretto di professionista della montagna a narrare incontri straordinari. “Siamo saliti da Macugnaga al rifugio Marinelli passando per il Belvedere, guidati da Costantino Pala. La guida di Costantino Pala è stata sicura, tranquilla, piena di comprensione per le nostre necessità e capacità, Siamo stati pienamente soddisfatti”. Le firme sono Palmiro Togliatti, Giacomino Barbaglia, Sergio Scarpa.
Era il 16 agosto 1949 ed evidentemente il capo dei Comunisti italiani stava recuperando la forma fisica dopo l’attentato subito a Roma il 14 luglio 1948. Scarpa era un uomo politico con un passato di partigiano e Barbaglia, ex combattente per la libertà della Val Sesia, era diventato l’autista di Togliatti e suo collaboratore. Il 30 agosto 1949 si tentò una nuova gita. “Diretti al Colle delle Locce, con la guida di Costantino Pala, la salita ci è stata impedita da pioggia torrenziale. Prudente e saggia la guida”. Anche questa volta il testo è scritto da Togliatti in persona. Il rapporto con il grande uomo politico aveva trovato una fiera opposizione nella madre del signor Pala, che non condivideva quelle idee politiche; la signora venne a più miti consigli quando scoprì la generosità del celebre cliente di suo figlio. Per lunghi anni capo della Stazione del Soccorso Alpino di Macugnaga, Costantino aveva effettuato difficili salvataggi e pericolosi recuperi. Aveva vissuto in prima linea la tragedia di Mattmark: il 30 agosto 1965 una parte del ghiacciaio dell’Allalin si era staccata precipitando sulle baracche del cantiere per la costruzione della diga. Morirono ottantotto operai e cinquantasei erano italiani. Raccontava che ci volle un mese per riuscire a recuperare tutti i corpi.
Ricordava ancora con disperazione e rabbia due giovani ai quali aveva consigliato di non andare in parete per il cattivo tempo. I due gli avevano risposto: “Lei pensi per sé” e purtroppo dopo poche ore erano caduti. In casa Pala si parlava il Titsch e Costantino dialogava facilmente con i colleghi svizzeri: una stretta amicizia lo legava a Beat Perren, il fondatore dell’Air Zermatt, all’avanguardia nel recupero di infortunati in montagna.
Beat, autore del volume “Cervino- La Gran Becca”, che aveva inviato con un’affettuosa dedica al suo amico, è farmacista e proprietario della Farmacia Internazionale di Zermatt; al vino che gli arrivava dai Pala contraccambiava sempre con barattoli di pomata di marmotta.
Guida Emerita dal 1° gennaio 1995, anch’egli autore di prime come l’invernale del Pizzo Bianco lungo la Cresta dei Salti, con suo fratello Michele e Felice Jacchini, con don Egidio Broggini e altri alpinisti di Arona, Costantino aveva abbandonato la sua attività per la cura dei campi e delle galline; poi si era ritirato in casa, con i suoi affetti, partecipe di quanto realizzava a Roffel Staffel il figlio Luigi, orgoglioso del nipote Nicolas. Ma sul tetto voleva sempre salire lui. Finché ha potuto, il 15 agosto si è vestito con la divisa delle guide ed è stato presente alla Processione; finché ha potuto, ha portato la Madonna.
Ricoverato a Domodossola nell’agosto del 2017, ebbe una divertentissima conversazione “teologica” con il Cappuccino dell’Ospedale, durante la quale fece capire che si considerava vicino al capolinea. Vi accennò con un sorriso, senza drammi, con la consapevolezza di aver vissuto una vita piena, con la serenità e la calma tipiche del vero uomo di montagna.

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