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Una nuova via alpinistica sulla Punta Laugera

Paolo Crosa Lenz

Una grande parete di buona roccia, alta 400 m, in uno dei luoghi più remoti ed appartati delle Alpi. E’ la Punta Laugera (2995 m), la più elevata lungo la catena spartiacque tra la valle Anzasca e la valle Antrona.

E’ una montagna poco conosciuta: troppo faticosa per gli escursionisti e dall’accesso lungo e complesso per gli scalatori.
Alla base della parte vi è una piccola lingua glaciale che sopravvive a fatica nel caldo estivo. Qui, il 20 agosto, è stata tracciata una nuova via alpinistica di scalata sulla parete ovest-sud-ovest. Alpinismo vero, di stampo classico. Autori sono state tre guide alpine: Paolo Stoppini, Fabrizio Manoni e Simone Antonietti.
E’ la terza volta nella storia dell’alpinismo che gli scalatori mettono le mani su quella roccia. Sono tutti nomi di primordine dell’alpinismo italiano. Il 16 luglio 1950 i “Ragni di Lecco” Davide Pennati e Giovanni Ratti percorrono il colatoio centrale.
Negli anni ’50 la via è stata ripetuta con una variante dall’alpinista verbanese Tino Micotti. Oggi il nuovo itinerario tracciato dagli ossolani dimostra sia la vitalità del nostro alpinismo sia come i monti dell’Ossola offrano ancora opportunità per la pratica di un alpinismo esplorativo e di ricerca.
Il luogo e il nome della montagna hanno rilievo nella storia dell’Ossola. Il vallone di Mondelli è stato un itinerario storico all’epoca del contrabbando di sigarette, i ”camminatori della luna” che trovarono occasione di riscatto economico in valli povere di montagna.
Il nome Laugera richiama al “laveggio”, la pietra ollare con cui per secoli sono state realizzate stufe e stoviglie. Il toponimo è stato assegnato alla montagna da Riccardo Gerla, alpinista milanese che, alla fine dell’Ottocento, esplorò a lungo questi monti.

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