Contrebandjì
Lo scorso 6 novembre è stato proiettato per la prima volta al pubblico “Contrebandjì”, docufilm sul contrabbando di sigarette, realizzato dall’associazione culturale valdostana Télécombat, con il sostegno del Consiglio Valle d’Aosta e l’Unité des Communes Grand Combin.
L’associazione ha l’obiettivo di diffondere, attraverso le nuove tecnologie, la valorizzazione della cultura comune nei paesi attorno al Monte Bianco, perciò i territori interessati sono: la Valle d’Aosta, il Piemonte, il Vallese e la Savoia.
Il documentario indaga il fenomeno del contrabbando di sigarette nella seconda metà del ‘900, una storia poco conosciuta e che solo in questi ultimi anni è stata riscoperta. L’opera è dedicata alla memoria di Lino Jordan e Franco Petitjacques, enfants du pays, presenti nel documentario e mancati qualche mese fa.
“Dopo diverse interviste, dove abbiamo raccontato le storie di alcuni personaggi valdostani, abbiamo avuto l’idea di realizzare il documentario “Contrebandji”, una pratica poco raccontata, perché poco legale”, spiega Laurent Viérin (membro di Télécombat), “in passato gli oggetti contrabbandati erano diversi, noi abbiamo voluto concentrarci sul trasporto di sigarette, che nella zona del Grand Combin (Valle del Gran San Bernardo) era la merce più diffusa”.
Diversi i testimoni che hanno raccontato in prima persona la loro storia e gli autori hanno deciso di dare un taglio socio-culturale e antropologico al tema; “fu una pratica illegale, ma anche una leva economica per alcune valli, che altrimenti avrebbero rischiato lo spopolamento”, prosegue Viérin, “Abbiamo contattato sia i contrabbandieri, che i finanzieri, i quali presidiavano non solo i colli più importanti, ma soprattutto quelli meno frequentati”.
Il primo lancio è stato fatto nel comune di Saint-Rhemy-en-Bosses, Giovedì 21 dicembre verrà proiettato ad Allein, il 2 gennaio a Saint-Oyen, il 3 gennaio a Bionaz e il 5 Doues.
“In passato, in Valle d’Aosta si era portata altra merce, ma quella che ha fatto viaggiare più persone sono state le sigarette. Non siamo in possesso di dati precisi, perché è la prima volta che questo fenomeno viene ricostruito e soprattutto perché la gente non ne parlava facilmente. Durante alcune interviste vengono forniti alcuni dati, ma precisati solo per un comune o un singolo”, continua Viérin.
“Diversi gli itinerari, il più praticato era quello che da Saint- Rhemy-en-Bosses conduceva in Svizzera attraverso il colle del Gran San Bernardo, mentre un’area molto battuta era quella di Bionaz (Valpelline), dove alcuni colli conducevano in Svizzera. A presidiare le bocchette o i sentieri erano chiamati i finanzieri di Saint- Rhemy-en-Bosses, Bionaz, e Étroubles”, conclude Laurent Viérin.Per il momento il documentario viene presentato con delle serate in Valle d’Aosta e nei prossimi mesi anche in Svizzera se ne parlerà. Il trailer del docufilm è visibile al seguente link: https://www.instagram.com/p/CzW3ZR0IVLt/
La testimonianza di Guido Concina finanziere che ha fatto servizio prima in Val d’Ossola e poi nella Valle del Gran San Bernardo e che protagonista anche del documentario “Il Contrabbando non è Peccato”, il cui prologo è visibile al seguente link https://youtu.be/0K2LudVVHSI
“Erano gli anni ’70 quando facevo servizio a Étroubles; ormai il franco era aumentato e il contrabbando stava finendo. Non solo qui in Val d’Ossola, ma anche in Valle d’Aosta abbiamo fermato qualche contrabbandiere e tanti erano i sentieri percorsi. Molti andavano in Svizzera con il pullman, poi la funivia li portava appena sotto il Passo e infine entravano in Italia. In un paio d’ore erano nei loro paesi. Pochi i finanzieri che sapevano sciare e ricordo che con me c’era un friulano e un trentino. Eravamo ragazzi”.