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26 Novembre 2023


Lo scorrere dell’Anza dai ghiacciai del Rosa alla Toce

Emilio Asti

Tutta la regione alpina è ricca di corsi d’acqua più o meno lunghi, ognuno dei quali presenta un carattere particolare. Qui nella nostra valle abbiamo l’Anza, il cui nome risalirebbe ad un’antica popolazione di origine celtica, gli Antuates, citati nel De bello Gallico di Giulio Cesare. Il torrente veniva infatti chiamato Antia, la cui etimologia non è però chiara. I coloni Walser giunti a Macugnaga la chiamarono Vispu in ricordo del torrente Visp che percorre la valle di Saas, da cui provenivano ed ancor oggi alcuni abitanti di Macugnaga chiamano l’Anza con questo nome.

All’Anza, menzionata in vari racconti, si attribuisce un’origine remota, infatti secondo una leggenda, la sua acqua tornerebbe in superficie dopo un lungo percorso sotterraneo. Nata nel cuore del Monte Rosa dal ramo sinistro del ghiacciaio del Belvedere, l ’Anza scorre per oltre 30 km lungo la valle per la quale riveste notevole importanza. Popolata da alcune specie ittiche, come le trote e da diversi anfibi, nello scorso mese di Ottobre purtroppo l’Anza è stata invasa da un accumulo di materiale litoide che ha danneggiato il suo ecosistema, da tempo già compromesso, provocando una notevole moria di pesci.

Un torrente non è solo acqua che scorre, ma è qualcosa di vivo, un delicato ecosistema in continuo mutamento che merita rispetto, purtroppo molti paiono incuranti delle conseguenze che il loro comportamento può provocare sull’ambiente. Prendersi cura anche di un semplice corso d’acqua significa garantire l’equilibrio dell’habitat circostante e la salute di coloro che vi abitano, Sarebbe auspicabile promuovere iniziative atte a tutelare l’ambiente naturale in tutti i suoi aspetti, oltre a svolgere controlli ed attuare investimenti a tal fine.

Torrenza Anza - Ancoraggi travolti dalle piene

A coloro che frequentano la valle Anzasca non può sfuggire l’incanto dell’Anza, che nel suo percorso riceve diversi affluenti e arricchisce l’intera valle, anche se alcune volte le sue piene, oltre a compromettere le strutture dei ponti, avevano inoltre provocato ingenti danni, come attestano diverse cronache. Come tutti i corsi d’acqua di montagna nel corso dell’anno la sua portata varia notevolmente, mentre durante la stagione invernale si riduce ad un rigagnolo sotto la coltre nevosa, in primavera con lo sciogliersi delle nevi s’ingrossa notevolmente; particolarmente suggestiva appare in autunno quando il suo procedere rallenta un poco, sullo sfondo della variopinta tavolozza dei colori autunnali che la circondano e la maestosa visione del Monte Rosa, imbiancato dalle prime nevi della stagione. 

Dato che la valle Anzasca è ricca di filoni auriferi, nel letto dell’Anza, sulla cui sponda destra si sviluppò l’attività mineraria, non è raro trovare delle pagliuzze d’oro. Presso il suo greto, di fronte a Pestarena, era situata la miniera detta il “Pozzone”.

Anche se nella sua rapida discesa lungo la valle in alcuni tratti l’Anza non è visibile, se ne può ascoltare il fragore. Mentre scorre tra rocce ed abeti pare che nessun ostacolo riesca a fermarla, comunque in alcuni punti si può guadare facilmente. Il suono prodotto da torrenti e cascate, a mio avviso, non si può propriamente definire rumore, ma è qualcosa che rompe il silenzio della montagna e anzi lo completa. Ricordo che già dall’infanzia mi piaceva osservarne lo scorrere impetuoso, che all’inizio mi impauriva un poco. Nei miei giochi infantili mi divertivo a giocare sul greto con la sabbia e i ciottoli, qualche volta nelle calde giornate estive immergendo, anche solo per poco tempo, le mani e i piedi nella sua gelida e limpida acqua, che conserva il sapore del ghiacciaio. Ciò mi offriva una varietà di sensazioni non solo a livello fisico, ma anche emotivo. In tutti i miei soggiorni a Macugnaga l’Anza ha rappresentato per me una presenza viva e una compagnia costante, ricordo le molte volte in cui mi sono seduto su uno dei tanti massi lungo la riva, osservando il suo scorrere veloce, quasi un’evasione da questo mondo. In diverse occasioni mi sono fermato sul ponte di Opaco a guardarla e ad osservarne il continuo impetuoso fluire, come un canto che giunge dal cuore della stessa montagna e ci permette di coglierne un aspetto recondito, sensazione condivisa da vari amici provenienti da diverse parti del mondo, venuti in visita a Macugnaga, di cui ammirarono le bellezze naturali, tra le quali l’Anza vista da diverse prospettive. Da sempre l’acqua che scorre rappresenta un processo di continua trasformazione, una sorta di cammino evolutivo che ha a che fare con la vita stessa, in quanto il continuo fluire di un torrente trascende la dimensione puramente materiale, ed è carico di un profondo significato simbolico.

Torrente Anza - Ponte Colombetti

Ogni volta l’Anza presenta un volto nuovo e costituisce per me una fonte di ispirazione, ancor oggi attraversando il nuovo ponte pedonale, sento il bisogno di fermarmi ad ascoltare il suo scorrere e a guardarla con riconoscenza, percependola come qualcosa che riveste un valore profondo, al di là della dimensione esteriore. Molti vi transitano, ma solo pochi si fermano e non vi prestano attenzione, ad eccezione forse dei bambini. Tuttora quando mi reco ad Isella diretto verso la Val Quarazza ne approfitto per fermarmi un momento ad osservare l’acqua spumeggiante dell’Anza, che specialmente nelle calde giornate estive, offre una sensazione di frescura e pare invitare ad una sosta. Il suo continuo ed abbondante elargire d’acqua ci ricorda la generosità della natura, che non si stanca mai di offrire gratuitamente i suoi doni, che purtroppo spesso non riusciamo ad apprezzare pienamente. Ancor oggi mi capita di pensare che tale abbondanza d’acqua potrebbe assicurare la vita a molte regioni desertiche afflitte dalla siccità.

Dalla sorgente al suo abbraccio con la Toce l’allegra voce dell’Anza pare arricchire la valle. La discesa lungo il suo versante destro può rivelarsi un itinerario ricco di gradevoli sorprese, che dà la possibilità di scoprire angoli ancora poco conosciuti, non sono infatti molti coloro che intraprendono questo piacevole, anche se lungo, cammino, percorribile senza alcuna difficoltà. A differenza della riva sinistra, a lato della quale passa la strada carrozzabile, quella destra, meno conosciuta, è quasi priva di insediamenti, tranne piccole frazioni.
Lasciando alle spalle l’incantevole visione del Monte Rosa e le varie frazioni di Macugnaga, si giunge al Morghen, che pare segnare una sorta di confine geografico e culturale tra due diverse parti della valle, dalla cui cima, sormontata da una croce, si può osservare l’Anza scorrere in un baratro, un po’ lontano dalla carrozzabile, da cui non è visibile.
Le acque dell’Anza vengono anche impiegate per la produzione di energia elettrica. Appena dopo l’abitato di Ceppo Morelli un’opera idraulica fa sí che l’Anza formi uno specchio d’acqua tranquillo. A Vanzone l’Anza scorre in un canalone e un ponte di pietra, chiamato “Punt Prea”, per la sua struttura arcuata, fatto costruire dal conte Borromeo nel 1574 per sostituire uno precedente, distrutto da una piena dell’Anza, unisce le due sponde.

Torrente Anza - POnte Ceppo Morelli

In località Gurva, dove si trova un famoso santuario dedicato alla Madonna, addossato ad un grosso masso sulla sponda destra, raggiungibile attraverso un vecchio ponte in sasso del XIX secolo, si può ammirare l’Anza che scorre tra ripide sponde rocciose. A Castiglione nella frazione di Colombetti il torrente Uris confluisce nell’Anza, che scorre incassato in un profondo vallone. Secondo una leggenda nell’antico ponte, utilizzato per il trasporto dei morti della valle al cimitero di Pieve Vergonte, sarebbero murate le reliquie di S. Gottardo. Dopo il piccolo lago, formato dalla diga di Piedimulera l’Anza rallenta il suo corso, siamo ormai in piano e pare quasi riposarsi dopo la veloce discesa dalla valle. In questo tratto nel 1328 il borgo di Pietrasanta venne distrutto da una piena dell’Anza.

Ormai vicina alla foce l’Anza si allarga ed assume l’aspetto di un fiume, diverso rispetto all’impetuoso torrente di montagna e scorre tranquillo, anche se non profondo, per poi confluire nella Toce, il fiume principale della Val d’Ossola, anch’esso purtroppo inquinato, che a sua volta sfocia nel Lago Maggiore, il quale riceve le acque di vari torrenti che scendono dai monti circostanti.

© Foto Marco Sonzogni



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